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Fuori tutto

La supercar segreta che nessuno ricorda: ne hanno prodotte letteralmente un pugno

Nella prima decade degli anni 2000 sul mercato è stata presentata un’auto sportiva davvero unica, che ha sfidato l’immortale Porsche Cayman: la ricordate? Ecco di quale si tratta.

Una meteora, che per questo motivo affascina di più di una stella che resta lì fissa tra la notte. Questo è stata una delle auto sportive che, nel 2007, venne proposta al pubblico come assoluta novità, figlia di un progetto ottimo, il quale però non è riuscito a farsi giustizia e decollare nelle vendite. La sua fama, infatti, è durata davvero poco e il ritorno economico è stato tutt’altro che soddisfacente, al punto di arrivare al fallimento e all’oblio.

Artega GT, la sportiva meteora (ANSA) – mondofuoristrada

Forse il nome dirà poco, ma le caratteristiche aiuteranno a comprendere la portata del fenomeno e perché dispiaccia tanto che non abbia avuto la gloria meritata. Si tratta dell’Artega GT. Il nome non sarà per niente nuovo ai più, ma bisogna fare uno sforzo di memoria non indifferente per risalire alla casa automobilistica tedesca, la quale in realtà è ancora in attività e sempre gestita da Klaus D. Frers.

Il momento chiave c’è stato quando appunto l’imprenditore ha deciso di unirsi alla Paragon AG, un’azienda che vende a terzi nel settore automobilistico in quanto ad elettronica, per realizzare un’auto sportiva da paradigmi inediti. L’intenzione era quella di offrire un prototipo che mettesse in luce la preparazione e il catalogo di virtù della Paragon.

L’auto tedesca che tutti hanno dimenticato: nel 2007 era la più attesa di tutte

Nell’inverno del 2005-06 la collaborazione di esperti come Manfred Gotta ed Henrik Fisker, il disegnatore della BMW Z8 e ad esempio dell’Aston Martin DB9, ha cominciato a rendere concreto il progetto, che verrà perfezionato e studiato nei dettagli per lungo tempo. Infatti, soltanto nel 2007 sarà annunciato al grande pubblico. L’auto appare molto affascinante, minimal ma raffinata nei dettagli estetici.

Colpisce innanzitutto il rumore che viene favorito dal propulsore Volkswagen ereditato dalla Passat R36 e le prestazioni sono impattanti: con 300 Cv e 350 Nm, l’auto è capace di un 4.7” nello 0-100 km/h e 270 km/h di velocità massima. D’altronde pesa appena 1285 kg. Dati che fanno addirittura preoccupare la Porsche Cayman, siccome il prezzo favorisce la giovane rivale: in Germania arriva a 75.000 euro.

La storia dell’Artega GT (ANSA) – mondofuoristrada

A quel punto Artega decide di separarsi a Paragon AG e nella società vengono immessi capitali sia diparte delle banche che da fondi privati. Contribuiscono infatti i messicani di Tresalia Capital, ma comincia proprio con la ricca azienda di Maria Aramburuzabala, il declino di Artega. L’impresa centroamericana, infatti, non ha alcuna esperienza in Europa e nel settore delle automotive, siccome fino a quel momento si era occupata di università e moda. La strategia che viene disegnata non è per niente efficace e nel frattempo Frers viene ridotto a un ruolo sempre più marginale all’interno della sua stessa impresa, perdendo il controllo. La sua figura viene sostituita da quella di Wolfgang Ziebarth, ex dirigente BMW.

Quest’ultimo ferma la produzione dell’autovettura per alcuni mesi, nella convinzione di apportare modifiche di gusto personale e quindi cominciano a essere disdetti svariati ordini. Poi, lo stesso inizia a puntare sulla elettrificazione ma l’azienda era impreparato all’epoca a una simile svolta. I finanziatori messicani si rendono conto che regna l’instabilità e decidono di fermare l’immissione di capitali nella produzione di Artega.

Da quel momento in poi l’auto della svolta comincia a sparire dal mercato e nel 2012 Frers riesce a ricomprare le quote dalla società, riprendendo i lavori e anche il personale. Tuttavia, non torna a produrre la GT e ciò comporta che gli esemplari in giro sono un’eccezione più unica che rara. Chi ne possiede uno sa di essere fra i pochi e farebbe bene ad apprezzare questa unicità, poiché resta per caratteristiche un’auto davvero impressionante.

Sabrina Uccello

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